Deputati PD estero: nel “sì” alla riforma costituzionale la migliore risposta a chi vuole limitare i diritti degli italiani all’estero

Noi cittadini italiani all’estero ci accingiamo a votare per il referendum sulla riforma della seconda parte della Costituzione mentre sugli organi di informazione, sui social network e nelle dichiarazioni di esponenti politici e di rappresentanti del No si sviluppa un’insistente campagna di delegittimazione del voto all’estero.

La prima risposta da dare è quella di dimostrare, sul campo, che centinaia di migliaia di persone stanno esprimendo un voto personale, libero e consapevole. Non perché abbiano bisogno di smentire chi li accusa di essere una massa manovrabile e pronta a vendersi al primo offerente, ma semplicemente perché sono coscienti che il voto è la prerogativa essenziale dei loro diritti e doveri di cittadini.

Nello stesso tempo, centinaia di pubblici ufficiali sono impegnati ad operare e a vigilare perché tutte le operazioni si svolgano nel pieno rispetto delle leggi in vigore e altrettanti, sotto il controllo e la guida dei magistrati della Corte d’Appello di Roma, scrutineranno le schede con lo stesso scrupolo e obiettività che nel passato hanno consentito di eliminare irregolarità e circoscritti tentativi di contraffazione.

L’informazione istituzionale e quella mediata attraverso i più moderni canali di comunicazione hanno offerto, crediamo, elementi sufficienti per maturare una convinzione nel merito delle scelte compiute dalla riforma, elaborata nel corso di due anni di lavoro e di confronto e passata per sei volte al vaglio del Parlamento. Purtroppo, il fazioso propagandismo di molti esponenti dello schieramento del No ha mischiato alle ragioni elementi che nulla hanno a che fare con essa, come la durata del Governo, le modalità delle prossime elezioni, il destino di Renzi, l’antagonismo al PD, la credibilità di alcuni ministri, e altre cose di questo genere.

Il nostro appello è quello di guardare all’essenziale: siamo chiamati a decidere, dopo trent’anni di attesa e di tentativi frustrati, dell’assetto istituzionale dell’Italia per i prossimi decenni. Questa è la vera posta in palio.

Per quanto ci riguarda, siamo convinti che la riforma, al netto di imperfezioni che qualsiasi operazione di tale complessità può avere, consenta di semplificare i processi normativi, dare certezza all’azione di governo, diminuire il pletorico numero dei parlamentari e rendere più bassi e sobri i costi della rappresentanza.

Per quanto ci riguarda come italiani all’estero, essa contiene una conferma e una nuova legittimazione della circoscrizione Estero, che la stessa Costituzione considera lo strumento per dare effettività al diritto di voto di milioni di cittadini la cui peculiarità è di risiedere oltre i confini nazionali, dando loro anche una rappresentanza in Parlamento.

L’accusa di avere “tagliato” i sei senatori è pretestuosa perché in realtà è stato superato il vecchio Senato e sostituito da una Camera di rappresentanza dei territori regionali, come definiti dalla stessa Costituzione, dei quali è impensabile possano far parte territori appartenenti ad altri Stati sovrani. Il problema dei rapporti degli italiani all’estero è certamente molto serio, ma va affrontato ormai nella riforma complessiva della rappresentanza e rafforzando in ogni singola regione gli organismi di partecipazione dei vecchi e nuovi emigrati.

La virulenza e l’insistenza delle critiche al voto all’estero fanno pensare che siamo di fronte ad un nuovo attacco generalizzato alla partecipazione democratica dei cittadini all’estero, considerati per ritardo culturale e faziosità politica un corpo estraneo. Non a caso quelli che in diverse occasioni hanno chiesto di cancellare la circoscrizione Estero sono tutti nello schieramento del No. Il sistema di voto va certamente riformato, noi stessi siamo stati gli unici ad avere presentato da anni proposte di legge in tal senso. Una cosa, però, è riformare e migliorare, altra cosa è cancellare.

Come cittadini italiani all’estero abbiamo, dunque, una responsabilità in più. Quella di difendere le condizioni affinché un fondamentale diritto di cittadinanza possa essere esercitato. Per la Costituzione, in queste settimane tanto sbandierata a sproposito, tra i cittadini non possono esservi differenze di alcun genere. In più, l’Italia, per la sua presenza attiva nel mondo e per il suo futuro, ha bisogno dell’apporto di milioni di persone che, da italiani, vivono attivamente e spesso da protagonisti in altri importanti contesti internazionali.

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