Tacconi (PD): le inesattezze strumentali di Picchi contro una necessaria riforma costituzionale.

La nota del collega Guglielmo Picchi che accusa il Partito Democratico di essere artefice consapevole e persistente della distruzione della rappresentanza degli Italiani all’estero e i suoi deputati di essere gli agenti incaricati dello sciacallaggio dei diritti degli Italiani all’estero mi offre lo spunto per puntualizzare su chi, come e quando ha fatto qualcosa per o contro gli Italiani all’estero.

Andiamo con ordine. IMU e TASI. Come noto, la legge istitutiva dell’ICI, varata dal Governo Amato nel 1993 stabiliva di considerare direttamente adibita ad abitazione principale l’unità immobiliare posseduta dai cittadini italiani residenti all’estero a titolo di proprietà o di usufrutto in Italia, a condizione che non risultasse locata. In tal modo gli Italiani all’estero avevano accesso agli  stessi benefici fiscali (aliquote e detrazioni) dei residenti. Quando nel 2008 il Governo Berlusconi, di cui l’On. Picchi era allora convinto sostenitore, introdusse l’esenzione dall’ICI sulla prima casa individuò espressamente gli immobili a cui doveva essere riconosciuta l’esenzione e, tra questi, non erano compresi quelli posseduti dai cittadini italiani residenti all’estero.
I primi significativi passi nella direzione che auspicano tutti quelli che hanno a cuore gli interessi delle nostre collettività fuori dai confini nazionali si sono ottenuti  con il Governo Renzi, prima con l’esenzione dell’IMU e la riduzione ad un terzo della TARI e della TASI per i concittadini pensionati residenti all’estero,  poi, con la legge di stabilità 2016, con l’esenzione completa dalla TASI, mentre continuava ad applicarsi, a tale categoria di cittadini, la riduzione di due terzi della TARI (a differenza dei residenti che la pagano per intero).

Chiusura di sedi estere. Il processo di ristrutturazione della rete diplomatico-consolare è stato iniziato ben prima che si insediasse l’attuale Governo: vale la pena ricordare, per esempio, la chiusura del Consolato Generale di Losanna (1° novembre 2011), Consolato di Lille (1° luglio 2011), Consolato Generale di Amburgo (7 luglio 2011), A.C. di Mannheim (1°ottobre 2010) o, per citare qualche sede di un Paese che l’On. Picchi dovrebbe conoscere molto bene, il V.C. di Bedford (1° luglio 2008) e Consolato di Manchester (1° ottobre 2011). Se non vado errato in quegli anni ancora non sedeva a Palazzo Chigi Matteo Renzi. L’ultima “ecatombe”, che gli sforzi dei deputati PD hanno cercato di rendere meno cruenta, deriva, per le esigenze della “spending review”, da un obbligo di legge e precisamente dall’articolo 2 del Decreto legge 6 luglio 2012, n. 95: nemmeno in quella occasione, mi pare di ricordare, sedeva Matteo Renzi o un altro esponente del PD a Palazzo Chigi.

Promozione della Lingua e della Cultura Italiana all’estero. Alcune cifre basteranno per ristabilire la verità su chi abbia tagliato o incrementato i fondi per i corsi di lingua e cultura italiana. Stanziamento 2010 Euro 14.480.800; stanziamento 2011 Euro 13.132.200; stanziamento 2012 Euro 8.354.980; stanziamento 2013 Euro 9.915.352; stanziamento 2014 Euro 9.786.532; stanziamento 2015 Euro 11.861.110; stanziamento 2016 Euro 12.000.000. E’ di assoluta evidenza che il Governo che l’On. Picchi sosteneva nel 2010 riteneva troppo onerosa la somma di quasi 15 milioni per la promozione della lingua e cultura italiana e che bisognava assolutamente ridurla  ed evitare inutile spreco di risorse.

Profonde rimostranze si levano infine dai precordi dell’On. Picchi per i destini della rappresentanza degli Italiani all’estero che sarebbe gravemente pregiudicata dall’assenza, nel nuovo Senato, dei sei senatori attualmente eletti all’estero. Evidentemente non ha compreso l’On. Picchi la logica che sottende tale riforma: il nuovo Senato intende garantire le voci che arrivano dal territorio; la circoscrizione estero si fonda sul principio che agli Italiani all’estero non debba essere preclusa la possibilità di rendere effettiva la propria partecipazione alla vita democratica del Paese. Mi pare comunque un po’ ipocrita questa presa di posizione da parte di un esponente di un partito che è stato sempre un po’ allergico all’idea che gli Italiani all’estero abbiano pieno ed effettivo diritto di cittadinanza. E’ ancor più inspiegabile questa “discesa in campo” (un aggancio alla storia è doveroso) se si considera che essa avviene solo qualche giorno dopo l’assegnazione alla Commissione Affari Costituzionali della Camera della proposta di legge del suo collega di partito On. Gianluca Pini che chiede di abolire senz’altro indugio la Circoscrizione estero. C’è in effetti da temere che se le riforme costituzionali saranno bocciate, la Circoscrizione estero potrebbe anzi sarà messa in discussione, come del resto propongono la maggior parte dei fautori del No, a cominciare dall’On. Quagliariello, presidente della cosiddetta “Commissione di Saggi” che di tale soppressione faceva uno dei cavalli di battaglia. Ma l’On. Picchi, da navigato politico di fiuto, non ha nulla da temere perché si è ben coperto le spalle: dal PDL è passato armi e bagagli alla Lega Nord certo di poter correre alle prossime elezioni in un “sicuro” collegio metropolitano. Del resto essere eletto per la quarta volta nella Circoscrizione estero non gli permetterebbe di gridare ai brogli e alla malafede in un processo elettorale, a suo dire, poco trasparente. Peccato però che dalla sua sponda non siano mai arrivate, come invece dal PD, proposte emendative per mettere in sicurezza il voto all’estero.

Concludo, capovolgendola, con la sua domanda retorica: quanti dubbi rimangono ancora ai connazionali su come votare sia al referendum che successivamente alle elezioni politiche? Cominciamo subito con un forte “SI’”.

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